Dal 2108 arrivano le bioshopper per frutta e verdura
Nel settore del riciclo è in arrivo, da gennaio 2018, una grossa novità per quanto riguarda le buste “ultraleggere” dentro alle quali gli italiani sistemano frutta e verdura quando fanno la spesa al supermercato. Dal prossimo anno si dovranno utilizzare dei “bioshopper” che si troveranno in vendita presso le casse, ad un costo di 5 centesimi cadauna. Questo vale anche per altri prodotti alimentari che vengono messi in vendita sfusi. Un costo che andrà a gravare sulle “tasche” degli italiani, ma che sembra trovare d’accordo gran parte della popolazione.
Recentemente, Luisa Vassanelli e Nando Pagnocelli di Ipsos Public Affair, hanno presentato i risultati di una loro indagine dalla quale si evince che 6 italiani su 10 sono d’accordo su questo cambiamento. I ricercatori di Ipsos hanno rivolto le loro domande a 1000 persone che rappresentano il “campione” e che hanno una età compresa tra i 18 e i 65 anni. I “bioshopper” saranno quindi obbligatori per panetteria, pescheria, macelleria, ortofrutta e pescheria, e sostituiranno le buste attualmente in uso, adeguandosi in questo modo alla UNI EN 13432, lo standard internazionale in vigore. Nell’adeguamento previsto per il prossimo gennaio è previsto inoltre che tutti questi sacchetti, compreso quelli che usiamo per contenere la spesa, devono essere realizzate usando almeno il 40% di materiale che arriva da fonti rinnovabili. Due anni dopo, questa percentuale sale al 50%, per raggiungere il 60% nel 2021.
La ricerca Ipsos ha valutato anche altre abitudini degli italiani, certificando che il 60% degli italiani normalmente acquista frutta e verdura presso i supermercati, e che l’80% preferisce acquistarla sfusa ritenendo che gli alimenti sfusi siano più sani. Resta comunque alto anche il numero delle persone, il 38% che acquista questi alimenti presso i negozi dei fruttivendoli. La mentalità degli italiani rispetto al riciclo è certamente cambiata e questo lo si nota dalle altre risposte che sono state fornite dagli intervistati. Ad esempio il 71% delle persone si è detto “cosciente” per quanto riguarda l’importanza del riciclo dei materiali. E se si confrontano i dati degli ultimi 10 anni si vede che le dichiarazioni degli italiani, per quanto riguarda la raccolta, danno un incremento del 45% per quanto riguarda l’umido, del 34% per quanto riguarda le pile ed infine del 33% per i farmaci. Una dimostrazione eccellente della buona volontà dei nostri connazionali. Ed il 71% delle persone intervistate si è detto pronto, proprio con lo scopo di salvaguardare l’ambiente e garantire maggiore occupazione, a pagare qualcosa di più per utilizzare questo nuovo tipo di sacchetti. In effetti la direttiva europea che riguarda i “bioshopper” è stata accolta con favore, anche se in effetti “a scatola chiusa”.
C’è un piccolo giallo infatti intorno al prezzo di questi sacchetti, ed il prezzo di 10 centesimi che era stato ventilato da alcuni è stato etichettato da Assobioplastiche come “informazione priva di qualsiasi fondamento. L’associazione chiarisce che rispetto al sacchetto standard, quello che costa 10 centesimi, i nuovi mini sacchetti sono circa 5 volte più piccoli, per cui si ipotizza un prezzo tra i 2 ed i 5 centesimi cadauno, il che porterebbe un aumento medio di spesa di circa 20 centesimi. La normativa prevede anche delle multe per i negozianti che non si adegueranno a queste nuove regole, che possono arrivare fino ad un importo di 100mila euro.